di Beatrice De Feis – Soda caustica di Dimitri Ruggeri risulta ad oggi l’unica raccolta in versi in lingua italiana interamente dedicata all’evento del terremoto del 1915. Il libro, in uscita, commemora l’anniversario del Centenario del terremoto del 1915. Per meglio dare un’idea se ne pubblica la nota introduttiva.
[…] Case, perdio, di pietra e travi, se ne sarebbero scappate! Immagini i cittadini di Avezzano, i cittadini di Messina, spogliarsi placidi placidi per mettersi a letto, ripiegare gli abiti, mettere le scarpe fuori dell’uscio, e cacciandosi sotto le coperte godere del candor fresco delle lenzuola di bucato, con la coscienza che fra poche ore sarebbero morti. Le sembra possibile? […] (da Luigi Pirandello, L’uomo dal fiore in bocca)
Il terremoto che colpì il centro Italia il 13 Gennaio 1915 ebbe l’epicentro nella Marsica, una zona dell’entroterra abruzzese confinante prevalentemente con il Lazio. Sebbene in base alle statistiche questo evento tellurico non abbia avuto rilevanza mondiale per il numero di vittime, comunque elevato (circa trentamila), in Italia si posiziona al secondo posto dopo quello di Messina, potendosi annoverare tra i terremoti più devastanti del XX secolo.
La sola città di Avezzano, centro di riferimento della Marsica, con i suoi circa diecimila morti e poche migliaia di superstiti, venne completamente rasa al suolo. Oggi, oltre a qualche rudere, la memoria storica sopravvive soltanto in fotografie in bianco e nero.
Il dramma del terremoto del 1915, conosciuto come “Il terremoto di Avezzano” è stato citato, tra l’altro, nelle opere di noti intellettuali che vissero in quel periodo come Luigi Pirandello e Ignazio Silone il quale, insieme al fratello, perse la madre nella sua Pescina, altro centro nevralgico della Marsica, duramente colpito. Va ricordato che in Uscita di Sicurezza lo scrittore marsicano inserì un toccante racconto in cui narra l’incontro con Don Luigi Orione, il prete che successivamente avrebbe a lungo operato ad Avezzano prodigandosi per la cura dei numerosi orfani. I nomi di ciascun orfano furono registrati minuziosamente nella Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia n.207 del 20.08.1915, di cui si riporta qui di seguito un estratto; tra le migliaia di nomi compare anche quello di Secondo Tranquilli (che in seguito avrebbe scelto lo pseudonimo Ignazio Silone):
([…]n. 1 […]Tranquilli Secondo, di anni 15, id., a Chieti – Seminario regionale. |A. Alberico, di anni 5 di Maccalino e Maria A., da Cerchio a: Milano – Piccoli derelitti.|De G. Giuseppe, di anni 2, fu…, da…. a Roma – Protettorato San Giuseppe.|R.Angelo, di anni 10,,fu Berardo e fu B. Annunziata, da Pescina a Roma — Istituto San Filippo, via Alba.|[…] n. 2008 […] )
Tra gli altri eventi dolorosi di particolare efferatezza va ricordato quello che riguarda le razzie dei Lupi sui corpi tra le macerie, fenomeno in quel momento molto frequente nei Comuni montani colpiti; l’agonia della moltitudine amplificata dopo la morte che sopraggiungeva dopo giorni e giorni di prigionia sotto le rovine. Le cronache del tempo ricordano come l’intensità della scossa sismica fosse stata talmente forte da causare persino la caduta della statua di San Paolo presso Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Intanto nello stesso anno sopraggiungeva in modo beffardo la prima guerra mondiale.
Partendo da queste e altre riflessioni storiche e cronachistiche il progetto poematico concepito da Dimitri Ruggeri si prefigge di commemorare il Centenario 1915 – 2015 realizzando un’opera poetica dedicata alla Marsica e ad Avezzano, sua città natale. Risulta, ad oggi, che questa sia l’unica raccolta in versi in lingua italiana interamente dedicata all’evento del Terremoto del 1915.
L’autore ha ricostruito le ambientazioni del post-terremoto avvalendosi di riferimenti mitologici e storici senza tralasciare di elevare il fenomeno tellurico a spunti di riflessione più universale. I personaggi delle liriche sono essi stessi chiamati a raccontarsi e a raccontare il terremoto dal proprio punto di vista, come personae loquentes in una sorta di Spoon river; quasi che il terremoto fosse una metafora della vita, e al contempo ricostruzione poetica che distrugge certezze precostituite e invita a ricercare nuovi valori e stili di vita. Nella raccolta, infatti, non manca la denuncia dello sciacallaggio legalizzato dei forestieri, in particolare pugliesi, che, non trovando la presenza fisica di alcuno, depredarono ogni cosa rimasta e, in seguito, nel processo di ricostruzione, si comportarono come costruttori senza scrupoli.
(Nota introduttiva della pubblicazione – © RIPRODUZIONE RISERVATA – D. Ruggeri)
Per maggiori informazioni contatta l’autore: dimitri.ruggeri[@]gmail.com o visita il sito http://www.dimitriruggeri.com
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nota:
Immagine 1 – Copertina del libro
Immagine 2 – Avezzano – Monumento ai caduti del terremoto del 1915
Immagine 3 – Avezzano – Lapide commemorativa del Monumento ai caduti del terremoto del 1915
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